WITTGENSTEIN E LINGUAGGIO SPAZIALE
UNA INTERAZIONE BERLINO-URBINO
Sottotitolo:
Raum installation e una performance come happening tra fogli tattili, voci e suoni al theremin, con testi da Ludwig Wittgenstein.
Autori:
Gió Kaptra (segni arcani su carta)
Maria Lucchese (voce, performance, Theremin)
Patrocinio:
Amministrazione del Legato Albani.
Vernissage:
sabato 20 giugno 2015 ore 18:00 con introduzione del prof. Vitaliano Angelini e performance live per voce e Theremin.
Luogo e orario:
URBINO (PU), Collegio Raffaello, sala del Legato Albani. Orario: 11-13 e 17-19.
Periodo dell’installazione:
dal 20 giugno al 25 giugno 2015.
Presentazione:
Raum installation e una performance come happening tra fogli tattili, voce e suoni-theremin, con adattamento da testi di Ludwig Wittgenstein – un’interazione Berlino-Urbino. Installazione visiva, tattile e musicale di Maria Lucchese (voce, performance, theremin) e Gio Kaptra (segni arcani su carta).
Wittgenstein e linguaggio spaziale è una indagine antropologica e poetica sull’individuo in un habitat di simboli e metafore. I luoghi, in senso antropologico, sono quelle porzioni di spazio significative per l’individuo perché legate alla sua storia personale e alle relazioni sociali. L’obiettivo dell’opera è di avviare un dialogo tra individuo, storia, ambiente e arte. L’artista intende marcare uno spazio/luogo, dove lo spettatore, con osservazione partecipante, trovi o ritrovi il proprio luogo di vita: una sorta di partecipazione culturale intellettuale (riflessione), oltre che creativa (movimento di esplorazione e di contatto diretto con l’installazione). L’intervento spontaneo di improvvisazione del musicisti/performer trae ispirazione e forza dalla chimica della situazione (spazio, installazione, persone) entrando in un giocoso e pregnante dialogo con questi elementi in una qualità di action research. La trasformazione di un luogo o non-luogo (inizialmente nell’indifferenza o nella noncuranza) in proprio luogo è il motivo per lo spettatore di trovare/ritrovare, riscoprire/riconoscere la memoria. Il linguaggio dei segni e dei simboli segue le regole di un gioco. Le sequenze di immagini seguono la grammatica di un linguaggio. Le regole ‘grammaticali’ esistono per essere infrante – è quello il momento in cui chi ha usato un linguaggio in modo inconsapevole, ne diventa improvvisamente turbato. Un’immagine ci teneva prigionieri e non potevamo venirne fuori perché stava nel nostro linguaggio – questo ce la ripeteva inesorabilmente e inconsapevolmente non la vedevamo. Il problema che nasce dal fraintendimento di una regola all’interno di una frase o di una sequenza di immagini – ha il carattere della profondità, produce un’inquietudine profonda. Quando fraintendono una regola trasparente e inconsapevole – linee e segni indicano, delimitano e aprono uno spazio mentale inesplorato. È allora che nell’immagine può apparire un archetipo che organizza il caos della materia prima.